L’ultimo dell’anno per me non è mai stato una festa. Forse perché quando si arriva alla fine di qualcosa si è costretti, volenti o nolenti, a guardarsi indietro e a fare i conti. E per molto tempo i miei consuntivi mi hanno restituito la stessa serenità di un contabile della Parmalat dei primi anni duemila. Vivo i finali con malinconia molto viola, con la sensazione di non aver fatto abbastanza per riempire quel cazzo dì bicchiere. O di non averlo svuotato del tutto. Per fortuna qualche anno fa ho incontrato una donna che mi ha, più o meno volontariamente, costretto a vedere la vita come un qualcosa in continuo divenire. E i finali hanno perso il loro senso definitivo, rendendo del tutto fuori luogo il mio viverli con lo spirito a metà tra Kierkegaard e Murphy. Ecco che grazie a lei oggi per me è solo una Domenica incastonata tra le cose. Un passaggio solo un po’ più rumoroso del solito ( odio i botti) tra ieri e domani. A mezzanot...
La vita, la Fiorentina e tutto quanto.