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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

Omino bianco

  Il mal d’Africa è una cosa che fino a due settimane fa io consideravo una cazzata inventata da qualche turista per giustificare il viaggio appena fatto. Avevo una marea di timori e pregiudizi che non mi permettevano di concepire come fosse possibile avere nostalgia dell’epicentro del terzo mondo. E invece scopro sulla mia pelle che di questo, come di tante altre cose, non sapevo proprio un cazzo. L’Africa ti entra dentro. È incredibile come un posto così sporco, così lontano dal nostro concetto di pulizia, riesca a ripulirti così a fondo. Kaolack è una città che non ha niente di turistico. L’intero agglomerato urbano è un’insieme di macerie, case storte che tentano di ergersi, sabbia, monnezza sparsa e scheletri di vecchie auto depredate di qualsiasi parte minimamente funzionante. Per le strade caotiche e dissestate si sviluppa una specie di vorticoso ballo a 70 all’ora in cui esseri umani, automobili, motorini,  animali e carri a trazione asinina si sfiorano incessantemente...

Le radici della vita

 Sette ore di volo, sei di scalo, quattro ore di auto. Caldo, zanzare, un’idea del pulito diciamo naïf. Febbre appena  prima della partenza e durante il viaggio, prezzi assurdi e appartamenti uno zinzino diversi dalle foto e dai video. Zaini pieni di medicinali (per tre quarti da usare per forza) , portafogli meno zeppi, coglioni al limite.  Tutto questo magicamente perde di peso quando il vero motivo del viaggio prende forma, tra risate di gioia, lacrime tenute a stento e bagni di umanità in purezza. La foto che ho postato è l’essenza di tutto, della ricerca degli altri e di sé stessi. Del senso vero della vita.  Saluti da Kaolack, Senegal.