Capitolo 2: Olio canforato Carlo. Carlo. Carlo. Il nome gli girava in testa come una mosca maledetta, senza dargli tregua. Carlo, Carlo, Carlo. Il ritmo era irregolare, come un colpo di tosse secca, uno starnuto di memoria che non riusciva a scacciare. Si passò una mano sulla faccia, come a strappare via quel rumore fastidioso. Carlo, Carlo, Carlo. Paolo strinse le palpebre, grattò i talloni contro il lettino. Niente da fare. Quel nome tornava su, più forte ogni volta, rimbalzava nelle pareti vuote dello spogliatoio e si incastrava tra le luci fredde del soffitto. Carlo, Carlo, Carlo. Quello che aveva allenato nelle categorie che non guardava nessuno, quello che si era trascinato per anni credendo che un giorno sarebbe arrivato, e invece era rimasto lì, fermo, incagliato nella stessa miseria. Carlo, che aveva avuto una chance da giovane. Carlo, che aveva allenato la Juventus — almeno così diceva, anche se non se lo ricordava nessuno. Carlo, che era stato tr...
La vita, la Fiorentina e tutto quanto.