Io e Momo ci siamo capitati a vicenda. Io ero certamente più preparato di lui alla cosa e questo mi ha permesso di saltare lo stupore a piedi pari, un lusso che a lui la situazione non ha concesso. Io lo conoscevo dalle foto, dalle parole della madre mentre per lui io sono stato una sorta di fulmine a ciel sereno. Un tizio capitato chissà come e da chissà dove che a un certo punto ha occupato parti di tempo con la mamma che prima erano sue dì diritto. La mia consapevolezza di ciò mi ha suggerito tattiche piacione che inaspettatamente si sono infrante contro un’intelligenza e usa sensibilità estremamente rare in un bambino di sei anni. Qualità che hanno portato il confronto su un piano del tutto naturale. Ovviamente ci siamo annusati e ovviamente ci siamo scontrati. Ma ogni scontro mi regalava qualcosa e mi lasciava un dispiacere strano. Molto simile a quello che mi rimaneva dopo una lite con sua madre. Io e Momo abbiamo imparato a conoscerci, anche se lui lo faceva meglio, senza quella paura di sbagliare che era il sottofondo di tutte le mie azioni o parole. La conoscenza reciproca si è portata dietro un’urgenza di tramutare in parole quello scambio tra di noi. E alla fine le parole le ha dette per primo il più coraggioso tra i due. Credo di aver pianto in maniera indecente quando mi ha chiamato papà la prima volta, al punto da fargli pensare che mi fosse dispiaciuto. Ecco, da quel giorno sono padre. Non è capitato come a tutti ma credo di aver avuto la stessa emozione che provano gli altri in sala parto. E non penso che sia minore perché nessun cuore è attrezzato per sostenere qualcosa di più grande di quello che ho sentito io. È passato ormai qualche anno e io sono ormai un padre professionista., Momo sta diventando grande e ad ogni “Ciao” cuce un “Ti voglio bene” che mi cambia ogni giornata. Sono cominciate le domande “da uomini”, quelle che a tradimento ti fanno sputare il caffè. Gioca a basket e lo fa talmente bene che devo uscire dopo una sua giocata per non far vedere le lacrime. Momo è un regalo inaspettato, una chiave per un futuro che non avrei mai osato sperare , il figlio che non sapevo di aver sempre voluto.

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