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Lettera di un uomo fermo, poco fruttato





Caro Gianni, 
È quasi un mese e mezzo che sei uscito dal gruppo, che hai abbassato la serranda, che hai chiuso il rubinetto.
Cercando di mettere un tappeto sulla voragine che hai lasciato ho compreso ancora meglio l’immenso lavoro che  hai portato avanti in questi anni e quanto fosse profonda la vena della tua ironia. Un’ironia impermeabile , immarcescibile che io non ho. Non potrei starti dietro nemmeno se facessi una vita comoda e la mia ha bisogno del calzascarpe, a volte. Vorrei avere la lucidità che devi per forza avere per scrivere ogni giorno qualcosa di nuovo, di originale e, soprattutto, di leggero. Io non posso, io sono tendenzialmente una persona pesante. Un uomo di piombo che si fa appesantire dalla quotidianità. E se scrivessi ogni giorno quello che ho in testa, potrei essere accusato di istigazione all’’orchite. Caro Gianni, è passato quasi un mese e mezzo e la Riblogghita manca. A noi e forse anche a te. Mi piacerebbe che questo posto sia spazzato da un vento leggero, da parole fatte di giocoleria, mi piacerebbe che venissi a sporcare queste pareti di colore . Io sono un semplice imbianchino e certe volte servono i pittori.

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