C’è quasi da chiedersi se ci sia una volontà, una programmazione. Un direttore di rete che con la scusa che “la qualità ha rotto il cazzo”, pretende il solito polpettone, la solita roba pessima tendente angoscia, che il pubblico a questo è abituato e questo bisogna dargli. Ecco, in questa estate della Fiorentina io ci vedo molto Boris. E il nostro Herlitzka è De Gea, che pur circondato dalla mediocrità, pur pressato per adeguarsi al contesto, proprio non ce la fa. Perché è roba diversa. Lo psicodramma ungherese andato in scena ieri sera, l’ennesimo episodio di una serie che pare infinita manco fosse Beautiful, trova la sua degna conclusione nelle parole di Ferrari. Perfetto nel ruolo Diego Lopez, entusiasta dopo l’ennesima puntata di merda de “Gli occhi del cuore”. Quello a cui stiamo assistendo, però, sembra più uno spettacolo di improvvisazione. Una produzione che parte coi tempi giusti, con una buona storia in mano, che poi piano piano perde riferimenti e tempi, con un budget a elastico che un giorno sembra esserci e il giorno dopo non si sa. In cui mancano anche le comparse mentre gli attori in cartellone cambiano da un momento all’altro. Il prodotto non può che essere “‘na merda”, cinematograficamente parlando. Manca poco e finalmente si saprà il cast completo, sperando che almeno questo possa dare un’idea di che film vedremo da qui a maggio. Speriamo che il regista non mandi tutti affanculo e speriamo” soprattutto “ che non si adegui al grido di “Viva la merda”.
Il mal d’Africa è una cosa che fino a due settimane fa io consideravo una cazzata inventata da qualche turista per giustificare il viaggio appena fatto. Avevo una marea di timori e pregiudizi che non mi permettevano di concepire come fosse possibile avere nostalgia dell’epicentro del terzo mondo. E invece scopro sulla mia pelle che di questo, come di tante altre cose, non sapevo proprio un cazzo. L’Africa ti entra dentro. È incredibile come un posto così sporco, così lontano dal nostro concetto di pulizia, riesca a ripulirti così a fondo. Kaolack è una città che non ha niente di turistico. L’intero agglomerato urbano è un’insieme di macerie, case storte che tentano di ergersi, sabbia, monnezza sparsa e scheletri di vecchie auto depredate di qualsiasi parte minimamente funzionante. Per le strade caotiche e dissestate si sviluppa una specie di vorticoso ballo a 70 all’ora in cui esseri umani, automobili, motorini, animali e carri a trazione asinina si sfiorano incessantemente...

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