Odio l’estate. Per tanti motivi. Dal caldo del cazzo che vessa il mio corpo ariano all’ immancabile rarefazione del pensiero logico che questa stagione malefica si porta dietro. Dalle folle balneanti che portano sulle rive anche i loro bagagli peggiori agli stormi di zanzare, che personalmente, in generale, mi danno meno fastidio di quelli di cui prima, ma che arrivano dopo una giornata a sopportare umani e quindi a coglioni già infranti. Odio l’estate per tante cose che fanno l’estate. Tipo il mercato estivo. Una tortura che nessuno dovrebbe subire. E che diventa più cruenta se un povero cristo ha già l’enorme sfiga di non tifare per il Real o succedanei. Per il tifoso medio viola (mi arrogo il potere di parlare conto terzi) il mercato estivo è roba nociva, non gli fa per niente bene. Perché innesca paranoia, ansia, paura, disillusione e, in alcuni rari casi, rush cutaneo. È come quando si compra un gratta e vinci, all’inizio dal tabaccaio sei tranzollo, magari lo prendi col resto delle sigarette, poi quando stai per grattarlo il cervello punta la barra verso la possibilità di diventare milionario, con tutto il corollario dì ripercussioni, tra cui al primissimo posto c’è sempre lo smettere di lavorare. È con questa idea in testa che si comincia a scoprire i numeri, un’idea che nasce su probabilità infinitesimali e che si mortifica piano piano mentre fa i conti con la realtà dei numeri. Un’idea con basi logiche quasi inesistenti ma che è talmente forte da presentarsi tra le sinapsi ogni volta. E che quando appassisce crea una delusione che avvelena, anche se da quel foglietto grattato esce un premio superiore alla spesa. Il mercato fa questo stesso effetto, il non sapere all’inizio droga le aspettative e queste schizzano sempre troppo in alto. E tutto quello che arriva sotto di queste non va bene. Sia chiaro, questo vale per quasi tutti, ci sono sacche di scontenti o contenti a prescindere, ma questo è legato al fatto che si tifa di più per le proprie convinzioni. Per me è una gran rottura di coglioni. Che non a caso arriva in estate. E io odio l’estate.

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