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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

L’insostenibile leggerezza dell’essere (al 94’)

 Ci deve essere una parte infinitesimale di filamento, una combinazione nei nucleotidi,  un qualcosa, insomma, nel DNA che condanna il tifoso Viola a rimanere, dopo certe partite, con quel retrogusto alla merda piperita in bocca. La Fiorentina ha affrontato la Lazio con la giusta mentalità e una concentrazione durata 94 minuti, ha resistito senza soffrire neanche tanto ad una tattica bianco celeste incentrata sul tentativo di limitare il gioco di Italiano per poi sperare nell’occasione giusta. Ha fatto la sua discreta partita. Ma alla fine la tic tac allo sterco compare tra i denti comunque. Sarri pensa per il match ad una situazione tattica che prevede una difesa con una linea a quattro bloccata, Rovella davanti ai difensori con le sue mezze ali a galleggiare tra il raddoppio difensivo e la ricerca dello spazio da aggredire in avanti. L’applicazione degli esterni alti nel ripiego, mira a ingabbiare sul nascere la transizione del primo anello delle catene laterali di Italiano ...

Aerofobia

  La Fiorentina si presenta al primo gran ballo come un verginello che, dopo mesi di palestra, sbiancamento dei denti e taglio nuovo, si dimentica I pantaloni.  L’inizio mi infonde subito brutte sensazioni e sono soprattutto Kayode e Parisi a farmi pensare che non sarà una partita tranquilla. I due ragazzi, le due iniezioni di energia e sfrontatezza di questa stagione, infatti partono contratti, mentalmente in palese difficoltà. Andreazzoli, brava persona e buon conoscitore del gioco del pallone, mostra subito che tipo di pane ci ritroveremo a mordere. L’Empoli si presenta con quattro difensori e i terzini bloccati sulla linea, Marin e Grassi a fare da guardia e un rombo con Maleh dietro Caputo e due ali molto larghe. Maleh ha il compito di mettere tutto il suo risentimento in una pressione costante sul primo centrocampista in possesso, Caputo deve schermare uno dei centrali difensivi, mentre le ali pressano i terzini per poi rinculare fino al raddoppio difensivo coi loro dife...

Father and son

  Io e Momo ci siamo capitati a vicenda. Io ero certamente più preparato di lui alla cosa e questo mi ha permesso di saltare lo stupore a piedi pari, un lusso che a lui la situazione non ha concesso. Io lo conoscevo dalle foto, dalle parole della madre mentre per lui io sono stato una sorta di fulmine a ciel sereno. Un tizio capitato chissà come e da chissà dove che a un certo punto ha occupato parti di tempo con la mamma che prima erano sue dì diritto. La mia consapevolezza di ciò mi ha suggerito tattiche piacione che inaspettatamente si sono infrante contro un’intelligenza e usa sensibilità estremamente rare in un bambino di sei anni. Qualità che hanno portato il confronto su un piano del tutto naturale. Ovviamente ci siamo annusati e ovviamente ci siamo scontrati. Ma ogni scontro mi regalava qualcosa e mi lasciava un dispiacere strano. Molto simile a quello che mi rimaneva dopo una lite con sua madre. Io e Momo abbiamo imparato a conoscerci, anche se lui lo faceva meglio, senza ...

Uroboro

 Mai come in questo momento i paradossi del calcio italiano sono stati così clamorosamente evidenti. Uno di questi, forse il più importante per prestigio, è quello che vede da una parte una nazionale maggiore reduce da una doppia mancata qualificazione ai mondiali e faticosamente aggrappata alla probabilità di partecipare al prossimo europeo, e dall’altra un movimento nazionale giovanile reduce da risultati storici. Risultati che ammazzano l’abusato luogo comune secondo cui in Italia non cresce più il talento,  e i suoi corollari che, guarda un po’, tendono, usando una narrativa che in questa nazione funziona da almeno cinquant’anni un po’ per ogni questione, a buttare la colpa sui giovani. La scorsa estate la nazionale under 20 è stata ad un passo dal conquistare il mondiale di categoria, dopo aver brutalizzato, tra le altre, Brasile e Inghilterra, ovvero due dei migliori bacini di talento attuali. Un mondiale sottovalutato solo da chi non lo segue (e recentemente anche da un...

Vedi Napoli e poi godi.

                                            La Fiorentina affronta i campioni d’Italia e questo in altri tempi sarebbe bastato per servire al tifoso Viola una partita adagiata su di un letto di rassegnazione. Ma sono tre anni che Vincenzo Italiano non ci permette di crogiolarci nella sicurezza della vittima sacrificale. Sono tre anni che questo allenatore ci obbliga ad avere delle chances contro chiunque. È questo il suo più grande merito e credo che gli dovrebbe essere riconosciuto da tutti. Affrontiamo il Napoli presentando Nico, la nostra arma più affilata, nel fodero. Tatticamente il match si presenta come uno scontro tra due squadre messe a specchio, cosa che sposta tutta l’importanza sui duelli individuali. Ma la Fiorentina mostra sin da subito che, a differenza del Napoli, non ha solo un piano di contenimento passivo dell’iniziativa avversaria. Garcia mette tutte le sue f...

L'omicidio di un'illusione in diretta e in HD

Un po'perché di Pollock ce ne può essere solo uno, con la sua inesauribile vena di scrittura, un po'perché io a volte mi sento come quelle meteore dello spettacolo che fanno ballare per una sola estate per poi riproporre quell'unico successo per il resto della vita nelle sagre di paese, per questo editoriale ho voglia di riproporre un pezzo che scrissi ormai dieci anni fa in quel blog che durò quanto Sabiri alla Fiorentina. Un pezzo a cui sono molto affezionato, che qualcuno di voi ha già avuto l'immensa fortuna di leggere e che mi dispiaceva sapere lasciato lì a prendere polvere. Ho passato una discreta parte della mia vita con i gomiti poggiati sul bancone di un locale. La maggior parte delle volte in compagnia del mio amico Rambo, ma spesso anche da solo. Il locale per me finisce lì, davanti al bancone. Tavoli, privè e piste da ballo non mi hanno mai interessato molto. Forse perché quello è il posto migliore per ottenere la tua dose liquida di stordimento in manie...

Un granello di sabbia così tu nella nebbia più fuggir non potrai

  I primi settanta minuti sono stati come la sabbia nel costume appena dopo un’incontro d’amore sulla spiaggia. Una brutta sensazione che ti toglie quel sorriso soddisfatto dalla faccia. Non ha funzionato niente, bisogna essere sinceri. Nel frullatore della stagione è obbligatorio variare la formazione e la rosa ha le potenzialità per disegnare un paio di squadre sul campo. Ma in un sistema complesso come la Fiorentina, basta un granello di sabbia a bloccare gli ingranaggi. Per me questo granello ieri è stato Maxime Lopez. Ieri il francese si è auto escluso dalla partita, sbagliando posizione nella ricerca della palla senza pensare allo spazio. Nel 4-2-3-1 a specchio Stankovic gli aveva messo in pressione il suo trequartista centrale e lui non se ne è mai liberato, portandoselo dietro come uno zaino pieno di sassi. E quindi rendendosi non servibile. Senza Lopez è rimasto un centrocampo in cui Mandragora e Bonaventura erano verticali l’uno all’altro, cosa che costringeva, soprattutt...

Adalberto, parlami ancora.

 Credo di aver letto il nome”Ferencvaros “ per la prima volta 35/36 anni fa. All’epoca collezionavo le uscite da rilegare della “Grande Enciclopedia del Calcio” della Fabbri editore ed il calcio per me era qualcosa di sostanzialmente letto, più che visto. In quel periodo, infatti, conoscevo meglio il modo di giocare del “Leoni di Hoghbury” o della Grande Honved di quello della mia Fiorentina. Per questo il match di questa sera per me è anche un incontro tra due epoche della mia passione per il football. Un cortocircuito tra l’immaginazione dell’adolescenza e la fredda visione delle cose dell’età adulta. Non c’è nostalgia, ma solo una malinconica consapevolezza che il tempo passa e anche una semplice partita si mette a ricordartelo. Come se non bastassero i dolori. O l’allungamento del periodo refrattario. Comunque non vorrei tornare indietro, no, ogni stagione della vita si porta pur dietro la sua gioia. Però una puntatina veloce veloce, la farei. Per re immergermi per un attimo in...

L’eredità mi fa male. Lo so.

  Questo spazio apre a causa di una chiusura. Dopo la decisione di Pollock di dire “no mas” per la sua Riblogghita sono stato costretto a fare i conti con l’importanza che per me hanno avuto quel blog e la passione del suo creatore. E questi conti hanno generato un risultato molto più grande di quello che avrei mai potuto pensare. Ho allargato queste mie considerazioni a tutte le anime passate in quello spazio e ho sentito una spinta alla conservazione. A cercare un modo per tramandare, per certi versi, lo spirito della Riblogghita e farlo andare avanti attraverso la sua comunità. Considero questo blog un’espansione, una ramificazione di quel meraviglioso, pazzo esperimento nato dal genio creativo e dalla dedizione quasi monastica di Gianni. In fondo io stesso, come Foco, sono nato su quelle pagine, più di dieci anni fa. Botelho, quindi, per me è una costola o, meglio, una costata della Riblogghita. E come tale non può avere nessuna velleità di sostituzione. Ho scelto questo nome p...